Autobus: in Italia è un mercato a rischio estinzione

12 Marzo 2015

Nel 2014 la produzione italiana di autobus si è ridotta a 1/5 di quella del 2007, che era già la metà di quella del 2000. I dati emergono da un focus di Anfia che mette in luce le gravi difficoltà sofferte dal settore. La crisi economica finanziaria ha prodotto in Italia risvolti molto più complessi rispetto ad altri major markets a causa del pesante indebitamento pubblico. Le politiche adottate per il contenimento o la riduzione della spesa pubblica, che hanno riguardato tutti i livelli della Pubblica Amministrazione, hanno influito in modo particolare sul comparto industriale degli autobus, fino a determinarne quasi la scomparsa.

La conseguenza più diretta dei mancati investimenti pubblici è un parco autobus sempre più vecchio, inquinante e rumoroso e anche più povero di mezzi. Il 61% degli autobus circolanti ha più di 10 anni di età, ma quelli circolanti, immatricolati prima del 1998, sono quasi 1/3 del parco totale (30.520 mezzi). Solo il 12% ha un’anzianità compresa tra 0-4 anni (dati 2013, ACI).

Il Trasporto Pubblico Locale  è materia di competenza delle Regioni, che si sono trovate costrette negli ultimi anni a rinviare gli investimenti riguardanti il rinnovo del parco.  Anfia, in collaborazione con le Istituzioni competenti, ha operato per ottenere per il 2015 una destinazione esclusiva e consistente di fondi destinati al rinnovo parco autobus (625 mln € previsti dalla Legge di Stabilità 2015) per rispondere all’emergenza “vetustà parco autobus”. Tuttavia, è in questi giorni nuovamente in discussione in Conferenza Stato Regioni il rischio che anche quest’anno le Regioni indichino tali fondi come mancato trasferimento statale per rispondere agli obiettivi di spending review.

Secondo i dati Aci il parco circolante autobus secondo l’uso “pubblico” è passato da 48.500 veicoli del 2004 a 51.300 mila del 2013, con un aumento del 5,8%. Gli autobus circolanti di classe ante Euro3 sono il 46% del parco, ma quelli di classe Euro0 sono ancora il 17% circa del parco totale. Sono le regioni meridionali ad avere un parco autobus adibito al trasporto pubblico più vecchio ed inquinante: quasi il 52% degli autobus “pubblici” circolanti è di classe Euro0. Secondo i dati Aci il parco degli autobus adibito ad uso “noleggio” e “privati” risulta essere ancora più vecchio: il 58% degli autobus su strada è di classe ante Euro3, e ben il 28,7% è Euro0. Tra l’altro risultano all’archivio nazionale dei veicoli del Ministero, molti autobus che da anni non effettuano le revisioni di legge, e pertanto non sarebbero autorizzati a circolare. Il parco circolante complessivo (tutti gli usi) di autobus è passato da 93mila veicoli del 2004 a 99mila del 2013, con un aumento del 6,3%.

La Legge di Stabilità 2015 art.1, comma 232, ha stabilito il divieto di circolazione per gli autobus Euro 0 di categorie M2 ed M3 a partire dal 1° gennaio 2019. Con la norma sono state destinate anche le risorse per rinnovare i mezzi (625 milioni di euro) per l’anno 2015. Per rispondere all’obiettivo della sostituzione dell’intero parco Euro 0 (8.500 autobus) nei quattro anni che mancano all’entrata in vigore del divieto, il Centro Studi Anfia ha calcolato che il fabbisogno finanziario complessivo è pari ad 1,87 Mld €, secondo l’ipotesi di distribuzione temporale di seguito indicata. I 415 milioni € di fabbisogno per sostituzione Euro 0 dal 2016 a al 2018 non sono già stanziati, ma sono le risorse che lo Stato dovrà reperire per ottemperare all’obbligo previsto.

Fonte: www.trasporti-italia.com