Gli investimenti in infrastrutture che aiutano la crescita: il caso europeo

29 Novembre 2018

Le prospettive di crescita dei paesi europei sono chiaramente legate tra loro, considerata la dimensione limitata del territorio in rapporto alla popolazione. Tali prospettive sono connesse alla possibilità di realizzare un mercato interno veramente coeso, riducendo l’impatto degli ostacoli geografici e politici. L’interconnessione e l’integrazione delle varie regioni dell’Unione a livello di trasporti, telecomunicazioni ed energia è quindi funzionale al perseguimento delle quattro libertà fondamentali previste fin dal Trattato dell’UE, ovvero la libera circolazione di persone, merci, capitali e servizi.

Questo è il motivo per cui l’UE, dopo che il Trattato di Roma del 1957 prevedeva una politica comune dei trasporti, si è dotata da una trentina di anni di un piano per realizzare un sistema di infrastrutture, le Trans-European Networks (TEN), che viene portato avanti anno dopo anno, inquadrato nei vari periodi di programmazione finanziaria e, rispetto al quale, sono state compiute anche recentemente delle stime e dei calcoli economici che mostrano come vi sia una chiara connessione tra questo tipo di investimenti infrastrutturali, la crescita economica legata agli investimenti stessi e, soprattutto, la crescita in termini economici e di occupazione di tutto l’indotto e delle possibilità che nel futuro l’implementazione di questi investimenti comporta. Tali risultati non sorprendono se consideriamo che è stato dimostrato che le infrastrutture viarie realizzate ai tempi dell’impero romano hanno avuto un impatto significativo sullo sviluppo dei territori europei che ne hanno beneficiato[1].

Con riferimento ai trasporti, le priorità a livello UE sono: realizzare i collegamenti ancora non esistenti, soprattutto a livello transfrontaliero; ridurre le differenze nella qualità delle infrastrutture tra i diversi Stati membri; aumentare l’intermodalità e l’armonizzazione delle norme e dei requisiti operativi nazionali; ridurre i gas serra nel settore dei trasporti del 60 per cento entro il 2050.

Per quanto riguarda i collegamenti, la priorità dei prossimi anni è completare la cosiddetta rete centrale (core) TEN-T, ovvero quella costituita dai corridoi che connettono i nodi urbani a maggiore densità abitativa, porti europei, aeroporti con collegamenti stradali e 15.000 km di reti ferroviarie ammodernate e servite dall’alta velocità. Cito, a titolo di esempio, il corridoio che collega l’Italia ai paesi scandinavi attraversando la Germania, e quello che collega l’Andalusia all’Ucraina attraversando il Nord Italia.

Nel settore dell’energia, il completamento delle reti energetiche trans-europee permetterà un’ulteriore interconnessione dei mercati, rafforzando l’interoperabilità tra i paesi UE, favorendo inoltre un processo di efficientamento, di sicurezza degli approvvigionamenti e di decarbonizzazione utile a realizzare gli obiettivi previsti dall’accordo di Parigi entro il 2030. Nel settore digitale, l’obiettivo è garantire una connessione a banda larga fino a 1 gigabit/secondo a scuole, ospedali, nodi di trasporto, principali fornitori di servizi pubblici e imprese ad alta intensità digitale abbiano accesso, con un’attenzione particolare rivolta ai territori periferici[2].

Il fabbisogno finanziario per realizzare tali obiettivi richiede una sinergia e un coordinamento tra il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo di coesione, la Connecting Europe Facility (CEF), InvestEU (già Fondo europeo per gli investimenti strategici, EFSI), nonché degli ulteriori interventi programmati dalla Banca europea degli investimenti e i fondi privati. Con particolare riferimento al CEF, lo stanziamento proposto all’interno del bilancio pluriennale 2021-2027 è pari a oltre 42 miliardi di euro evidenziando un aumento del 40% rispetto al precedente bilancio 2014-2020.

Gli investimenti dell’UE in materia infrastrutturale sono anche diretti ai paesi EFTA, ai Paesi in via di adesione, candidati e potenziali candidati, nonché ai paesi interessati dalla politica europea di vicinato. Ciò sottolinea l’interesse dell’UE a sostenere lo sviluppo di tali paesi avvicinandoli al mercato interno. Tale strategia non è di natura esclusivamente economica ma assume un intenso valore geopolitico. Lo scopo finale è quello di intensificare i rapporti con tali paesi a livello economico, politico e strategico, aumentando la dimensione del mercato interno attraverso la progressiva integrazione degli stati confinanti all’interno di esso e contrastando gli interessi geopolitici ed economici di altri attori internazionali verso tali paesi.

Fonte: ISPI