Infrastrutture: il non fare può costare fino a 800 miliardi di euro

6 Marzo 2015

Senza la realizzazione di opere prioritarie e senza interventi di miglioramento infrastrutturale l’Italia subirà un impatto economico negativo di 800 miliardi di euro. Cifre importanti calcolate dall’Osservatorio “I Costi del Non Fare”, della società di ricerca Agici Finanza d’Impresa, che valuta le conseguenze economiche, sociali e ambientali dei ritardi nella realizzazione di infrastrutture strategiche del Paese, nel periodo che va dal 2014 al 2030.
L’osservatorio rivolge l’attenzione su progetti relativi ai settori dell’energia, dei rifiuti, della viabilità stradale e ferroviaria, dell’idrico, della logistica e delle telecomunicazioni, approfondendo le ragioni della paralisi e andando a identificare le strategie per rimettere in moto il meccanismo. Lo studio è stato al centro di un evento organizzato oggi a Roma dalla Fillea (Federazione Italiana Lavoratori Legno Edilizia e Affini) e dalla Cgil nazionale.  Degli 800 miliardi calcolati, 124 sono legati all’ambiente e all’energia, 260 riguardano i trasporti e la logistica e 425 le telecomunicazioni. In particolare, per quel che riguarda il settore energetico, la mancata realizzazione di 24.000 MW di impianti di generazione, di 5.430 km di reti di trasmissione, di 162 stazioni elettriche e di un rigassificatore da 8 G (m3) potrebbe generare “costi del non fare” pari a quasi 70 miliardi di euro. Un conto a cui si aggiungono oltre 4 miliardi di euro per la mancata realizzazione di circa 28 impianti di termovalorizzazione in 17 anni.
Lo studio dell’osservatorio propone, poi, la creazione di 1.300 km di nuove autostrade e lavori di ampliamento per evitare “costi del non fare” di oltre 84 miliardi di euro. Nel settore ferroviario, la soluzione è nello sviluppo di linee ad Alta Velocità e non, per offrire maggiore qualità del servizio, per collegare il Paese e per favorire il trasferimento modale delle merci. Sul fronte della logistica di porti e interporti, senza un utilizzo efficiente e un rilancio della competitività, si calcolano invece perdite fino a 72 miliardi di euro. Quando si parla di miglioramento delle infrastrutture si parla, però, anche di ammodernamento e di upgrade tecnologico per cui è necessaria la banda ultralarga: i costi del non fare, in questo caso, si contano attorno ai 18,5 miliardi di euro. Infine, ci sono gli interventi necessari a garantire la qualità e l’efficienza della risorsa e del servizio idrico che eviterebbero perdite pari a 49 miliardi di euro.

Fonte: www.trasporti-italia.com