Smartworking: benefici anche per l’ambiente

8 Marzo 2018

Lo Smart Working è un nuovo approccio al modo di lavorare e collaborare all’interno di un’azienda. Si basa su quattro pilastri fondamentali:
– Revisione della cultura organizzativa e degli stili manageriali che implicano il passaggio ad una definizione del lavoro per obiettivi e non più su ore lavorate
– Definizione di policy che garantiscano una certa flessibilità rispetto all’orario e al luogo di lavoro
– Dotazione tecnologica che deve supportare e valorizzare le forme di flessibilità possibili: attraverso il cloud, i device portatili e tutti gli strumenti che supportano la collaborazione la scrivania diventa sempre più virtuale
– Spazi fisici che devono evolversi per supportare le differenti esigenze delle persone quando si recano in ufficio.
Lo Smart Working, quindi, mette al centro dell’organizzazione la persona con lo scopo di far convergere i suoi obiettivi personali e professionali con quelli dell’azienda e aumentare la produttività.
I benefici economico-sociali potenziali sono enormi:
– Incremento di produttività pari a circa il 15% per lavoratore, che a livello di sistema Italia significano 13,7 miliardi di euro di benefici complessivi
– Per i lavoratori, anche una sola giornata a settimana di remote working può far risparmiare in media 40 ore all’anno di spostamenti; per l’ambiente, invece, determina una riduzione di emissioni pari a 135 kg di CO2 all’anno
All’interno della Legge n.81 del 22 maggio 2017 viene data una definizione di Lavoro Agile da intendersi come modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa.
In Europa, tra i Paesi pionieri dello Smart Working ritroviamo sicuramente l’Inghilterra: nel 2014 il governo britannico ha approvato la legge Flexible Working Regulation, che dà alle persone il diritto di richiedere forme di lavoro flessibile (non solo Smart Working, ma anche forme di flessibilità più tradizionali come part-time o telelavoro) e l’azienda può accogliere la richiesta o rifiutarla, ma solo adducendo motivazioni.
Alla base della diffusione del Flexible Working in Inghilterra troviamo motivazioni legate al welfare e al benessere delle persone e la necessità di ridurre i costi degli spazi fisici, problema molto sentito in Gran Bretagna.

Fonte: Logisticanews.it