Green Deal europeo: La Commissione propone di trasformare l’economia e la società dell’UE al fine di concretizzare le ambizioni in materia di clima

16 Luglio 2021

[Senzanome]
Il 14 luglio, la Commissione europea ha adottato un pacchetto di proposte per rendere le politiche dell’UE in materia di clima, energia, uso del suolo, trasporti e fiscalità idonee a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Il conseguimento di tali riduzioni nel prossimo decennio è fondamentale affinché l’Europa diventi il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 e si concretizzi il Green Deal europeo. Con le proposte odierne la Commissione presenta gli strumenti legislativi per conseguire gli obiettivi stabiliti dalla normativa europea sul clima e trasformare radicalmente la nostra economia e la nostra società per costruire un futuro equo, verde e prospero.

Le proposte consentiranno di imprimere l’accelerazione necessaria alle riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra nel prossimo decennio. Le proposte legislative associano: l’applicazione dello scambio di quote di emissione a nuovi settori e il rafforzamento dell’attuale sistema di scambio di quote di emissione dell’UE; un aumento dell’uso di energie rinnovabili; una maggiore efficienza energetica; una più rapida diffusione dei modi di trasporto a basse emissioni e delle infrastrutture e dei combustibili necessari a tal fine; l’allineamento delle politiche fiscali con gli obiettivi del Green Deal europeo; misure per prevenire la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio; e strumenti per preservare e potenziare la capacità dei nostri pozzi naturali di assorbimento del carbonio.

Il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (ETS) fissa un prezzo per il carbonio e riduce ogni anno il limite massimo applicabile alle emissioni di determinati settori economici. Negli ultimi 16 anni questo sistema ha consentito di ridurre del 42,8 % le emissioni provenienti dalla produzione di energia elettrica e dalle industrie ad alta intensità energetica. Oggi la Commissione propone di abbassare ulteriormente il limite massimo generale delle emissioni e di aumentarne il tasso annuo di riduzione. La Commissione propone inoltre di eliminare gradualmente le quote di emissioni a titolo gratuito per il trasporto aereo, di allinearsi al sistema globale di compensazione e riduzione delle emissioni di carbonio per il trasporto aereo internazionale (CORSIA) e di includere per la prima volta nell’ETS dell’UE le emissioni generate dal trasporto marittimo. Per ovviare alla mancata riduzione delle emissioni nel trasporto stradale e negli edifici, è istituito un nuovo sistema separato di scambio delle quote di emissione per la distribuzione di carburante per il trasporto stradale e di combustibile per gli edifici. La Commissione propone inoltre di aumentare l’entità dei fondi per l’innovazione e la modernizzazione.

Per integrare la cospicua spesa destinata all’azione per il clima nel bilancio dell’UE, gli Stati membri dovrebbero spendere la totalità delle loro entrate derivanti dallo scambio di quote di emissione per progetti connessi al clima e all’energia. Una parte specifica delle entrate provenienti dal nuovo sistema per il trasporto stradale e gli edifici dovrebbe essere destinata ad ovviare all’eventuale impatto sociale per le famiglie, gli utenti dei trasporti e le microimprese vulnerabili.
Il regolamento sulla condivisione degli sforzi assegna a ciascuno Stato membro obiettivi rafforzati di riduzione delle emissioni per quanto riguarda gli edifici, il trasporto stradale e il trasporto marittimo interno, l’agricoltura, i rifiuti e le piccole industrie. Questi obiettivi, tenendo conto delle diverse situazioni di partenza e delle diverse capacità di ciascuno Stato membro, si basano sul loro PIL pro capite, con adeguamenti per tener conto dell’efficienza in termini di costi.
Gli Stati membri condividono inoltre la responsabilità dell’eliminazione del carbonio nell’atmosfera, per cui il regolamento sull’uso del suolo, sulla silvicoltura e sull’agricoltura fissa un obiettivo generale dell’UE per l’assorbimento del carbonio dai pozzi naturali, pari a 310 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 entro il 2030. Gli obiettivi nazionali imporranno agli Stati membri di preservare e estendere i propri pozzi di assorbimento del carbonio. Entro il 2035 l’UE dovrebbe mirare a raggiungere la neutralità climatica nei settori dell’uso del suolo, della silvicoltura e dell’agricoltura, comprese le emissioni agricole diverse dal CO2, come quelle derivanti dall’uso di fertilizzanti e dall’allevamento. La strategia forestale dell’UE mira a migliorare la qualità, la quantità e la resilienza delle foreste dell’UE. Sostiene i silvicoltori e la bioeconomia forestale, garantendo nel contempo la sostenibilità della raccolta e dell’uso della biomassa e preservando la biodiversità, e predispone un piano per piantare tre miliardi di alberi in tutta Europa entro il 2030.

La produzione e l’uso di energia rappresentano il 75 % delle emissioni dell’UE, per cui è essenziale accelerare la transizione verso un sistema energetico più verde. La direttiva sulle energie rinnovabili fisserà l’obiettivo più ambizioso di produrre il 40 % della nostra energia da fonti rinnovabili entro il 2030. Tutti gli Stati membri contribuiranno a questo obiettivo e sono previsti obiettivi specifici per l’uso delle energie rinnovabili nei settori dei trasporti, del riscaldamento e del raffrescamento, degli edifici e dell’industria. Per conseguire nel contempo i nostri obiettivi climatici e ambientali, i criteri di sostenibilità per l’uso della bioenergia sono rafforzati e gli Stati membri devono elaborare regimi di sostegno alla bioenergia in modo da rispettare il principio dell’uso a cascata della biomassa legnosa.

Per ridurre il consumo globale di energia, diminuire le emissioni e affrontare la povertà energetica, la direttiva sull’efficienza energetica fisserà, a livello di UE, un obiettivo annuale vincolante più ambizioso di riduzione del consumo di energia. Alla luce di questo obiettivo si fisseranno i contributi nazionali raddoppiando praticamente l’obbligo annuo in termini di risparmio energetico per gli Stati membri. Il settore pubblico sarà tenuto a ristrutturare il 3 % dei suoi edifici ogni anno in modo da incentivare la cosiddetta “ondata” di ristrutturazioni, creare posti di lavoro e ridurre il consumo di energia e i costi per i contribuenti.
Oltre allo scambio di quote di emissione, è necessario un insieme di misure per far fronte all’aumento delle emissioni nel settore dei trasporti stradali. Norme più rigorose in materia di emissioni di CO2 per le autovetture e i furgoni accelereranno la transizione verso una mobilità a emissioni zero, imponendo che le emissioni delle autovetture nuove diminuiscano del 55 % a partire dal 2030 e del 100 % a partire dal 2035 rispetto ai livelli del 2021. Di conseguenza, tutte le autovetture nuove immatricolate a partire dal 2035 saranno a zero emissioni. Per consentire ai guidatori di avere accesso ad una rete affidabile in tutta Europa per la ricarica o il rifornimento dei loro veicoli, il la revisione del regolamento sull’infrastruttura per i combustibili alternativi imporrà agli Stati membri di aumentare la capacità di ricarica in linea con le vendite di autovetture a emissioni zero e di installare punti di ricarica e di rifornimento a intervalli regolari sulle principali autostrade: ogni 60 km per la ricarica elettrica e ogni 150 km per il rifornimento di idrogeno.

Il sistema fiscale per i prodotti energetici deve salvaguardare e migliorare il mercato unico e sostenere la transizione verde fissando gli incentivi adeguati. La revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia propone di allineare la tassazione dei prodotti energetici alle politiche dell’UE in materia di energia e clima, promuovendo tecnologie pulite e eliminando le esenzioni obsolete e le aliquote ridotte che attualmente incoraggiano l’uso di combustibili fossili. Le nuove norme mirano a ridurre gli effetti nocivi della concorrenza fiscale in materia di energia, contribuendo a garantire agli Stati membri entrate derivanti da imposte “verdi” che sono meno dannose per la crescita rispetto alle imposte sul lavoro.

Infine, un nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere fisserà un prezzo del carbonio per le importazioni di determinati prodotti per garantire che l’azione ambiziosa per il clima in Europa non porti alla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Ciò consentirà di garantire che le riduzioni delle emissioni europee contribuiscano a un calo delle emissioni a livello mondiale, e impedirà che la produzione ad alta intensità di carbonio si sposti fuori dall’Europa. Questo meccanismo mira inoltre a incoraggiare l’industria extra UE e i nostri partner internazionali ad adottare provvedimenti che vadano nella stessa direzione.
Tutte queste proposte sono collegate e complementari. Abbiamo bisogno di questo insieme di misure equilibrato e delle entrate che genera per garantire una transizione che renda l’Europa equa, verde e competitiva, distribuendo equamente le responsabilità tra i diversi settori e Stati membri e apportando, se del caso, un sostegno supplementare.

Mentre nel medio e lungo termine i benefici delle politiche climatiche dell’UE superano chiaramente i costi di questa transizione, le politiche climatiche rischiano di esercitare nel breve periodo un’ulteriore pressione sulle famiglie, gli utenti dei trasporti e le microimprese più vulnerabili. Le politiche contenute nel pacchetto presentato oggi ripartiscono quindi equamente i costi della lotta e dell’adattamento ai cambiamenti climatici.

Inoltre, gli strumenti per la fissazione del prezzo del carbonio generano entrate che possono essere reinvestite per incentivare l’innovazione, la crescita economica e gli investimenti nelle tecnologie pulite. Viene proposto un nuovo Fondo sociale per il clima il cui obiettivo è assegnare finanziamenti specifici agli Stati membri per aiutare i cittadini a investire nell’efficienza energetica, in nuovi sistemi di riscaldamento e raffrescamento e in una mobilità più pulita. Il Fondo sociale per il clima sarebbe finanziato dal bilancio dell’UE, utilizzando un importo equivalente al 25 % delle entrate previste provenienti dallo scambio di quote di emissione dell’edilizia e dei carburanti per il trasporto stradale. Consentirà di assegnare 72,2 miliardi di € agli Stati membri per il periodo 2025-2032, sulla base di una modifica mirata del quadro finanziario pluriennale. Con la proposta di ricorrere a finanziamenti nazionali analoghi, il Fondo mobiliterebbe 144,4 miliardi di € per una transizione socialmente equa.

I vantaggi di agire ora per proteggere le persone e il pianeta sono evidenti: aria più pulita, città più fresche e più verdi, cittadini più sani, minor consumo energetico e bollette meno care, posti di lavoro, tecnologie e opportunità industriali in Europa, più spazio per la natura e un pianeta più sano da trasmettere alle generazioni future. La sfida centrale della transizione verde in Europa è fare in modo che i vantaggi e le opportunità che ne derivano siano accessibili a tutti nel modo più rapido ed equo possibile. Utilizzando i diversi strumenti politici disponibili a livello dell’UE possiamo fare in modo che il ritmo dei cambiamenti sia adeguato, ma non eccessivamente destabilizzante.

Fonte: Commissione europea