Presentato il XIV Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano Edizione 2018

21 Dicembre 2018

Si è tenuta il 19 dicembre a Roma la presentazione della XIV Edizione del Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. Il Presidente Ispra e SNPA, Stefano Laporta, ha aperto i lavori della presentazione del Rapporto che in questa edizione conta oltre 400 indicatori. Il Direttore Generale dell’Ispra, Alessandro Bratti, ha presentato i dati del rapporto che analizza l’ambiente in 120 città e 14 aree metropolitane.
Nel 2018 la concentrazione delle polveri sottili nell’aria ha fatto segnare dati eccezionalmente alti in 19 città italiane – una in più rispetto allo scorso anno – ma il record spetta a Brescia, che ha superato i valori di norma in 87 giorni su 365. Come ogni anno, il dossier Ispra sulla qualità dell’ambiente nelle aree urbane traccia il profilo del nostro rapporto con qualità dell’aria, consumo del suolo e manutenzione dell’ecosistema delle città. Anche per quanto riguarda l’anno trascorso, i risultati non sembrano essere particolarmente rassicuranti.
Il dato più significativo emerso dal dossier è sicuramente quello relativo alla concentrazione di Pm10, ovvero le polveri composte da particelle di dimensioni pari o inferiori a 10 millesimi di millimetro, particolarmente pericolose proprio perché facilmente assimilabili dall’uomo. La Fondazione sviluppo sostenibile del Senato ha stimato in 91mila le vittime provocate dall’inquinamento atmosferico in Italia, ben sopra la media europea, che si attesta su mille decessi ogni milione di abitanti.
La capitale italiana dell’aria pulita nel 2018 è stata Viterbo, mentre tra le città che hanno superato più volte i limiti consentiti spiccano Torino e Lodi, che condividono il secondo posto con 69 sforamenti a testa. Ma il posto peggiore dell’anno è occupato da Brescia, che con 87 sforamenti si aggiudica il poco ambito titolo di città più inquinata d’Italia. La buona notizia, sul versante dell’aria, arriva dalle emissioni di Pm 10 primario – quello riconducibile al riscaldamento domestico e ai trasporti, ad esempio – dato su cui è in atto una significativa tendenza alla riduzione.
Risultati preoccupanti arrivano invece dal capitolo riservato al consumo del suolo, in particolare quando si parla di voragini. A guidare la classifica, in questo caso è poco sorprendentemente Roma, che negli ultimi 10 mesi è stata lo scenario di ben 136 sprofondamenti e, aggiunge il dossier, “tra il 2016 e il 2017, ha visto sfumare tra i 25 e i 30 milioni di euro in termini di perdita dei principali servizi ecosistemici“. Tra i comuni più colpiti dal fenomeno si registrano anche Napoli, Cagliari e Palermo.
La perdita di suolo è invece generalizzata. In tutta Italia tra il 2016 e il 2017 sono stati consumati 650 ettari di territorio, per un costo complessivo valutato tra i 215 e i 270 milioni di euro. Anche in questo caso però c’è una maglia nera ed è Napoli, col 34% del suolo eroso, di poco davanti a Milano col suo 32%. Preoccupano anche le frane – il 3,6% delle città capoluogo di provincia rientra nella classe a maggior rischio, un dato comunque inferiore al resto del territorio nazionale – mentre più positivo è il trend della mobilità sostenibile: negli ultimi tre anni i veicoli riservati alla sharing mobility sono più del doppio rispetto al periodo precedente.

Fonte: Wired.it