Pubblicato Pendolaria 2021

16 Febbraio 2021

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Zero km di nuove linee metro inaugurati negli ultimi 2 anni. Passeggeri in crescita su treni regionali e metro nell’Italia pre-pandemia, ma con differenze importanti tra Nord e Sud. Arrivano i nuovi convogli, 757 fino ad ora, ma dal 2010 con i tagli sono crollati del 45,9% i viaggiatori sugli Intercity. Ecco i dati principali di Pendolaria 2021, pubblicato in questi giorni.

Guardando alla situazione pre-Covid, i passeggeri sui treni AV di Trenitalia sono passati dai 6,5 milioni del 2008 a 40 milioni nel 2019: un aumento esponenziale (+515%), legato sostanzialmente a un raddoppio della flotta dei convogli ad alta velocità. Nel 2019, il numero di coloro che ogni giorno prendevano il treno per spostarsi su collegamenti nazionali era di circa 50 mila persone sugli Intercity e 170mila sull’alta velocità tra le frecce di Trenitalia e Italo. Tuttavia, fuori dalle direttrici principali dell’alta velocità, la situazione del servizio è peggiorata: per gli Intercity, l’offerta in termini di treni*km nel 2019 è scesa del 16,7% rispetto al 2010, così come il numero dei viaggiatori, crollato del 45,9%.

Passeggeri in aumento sui treni regionali e metropolitani, che superano i 6 milioni ogni giorno e registrano un incremento del 7,4% tra 2018 e 2019. Nel dettaglio, il numero di viaggi giornalieri sui treni regionali è aumentato di circa 19 mila unità nel 2019 (un +0,6% rispetto al 2018), toccando quota 2 milioni e 938 mila, mentre un boom si è registrato per quanti utilizzano le linee metropolitane, con 270 mila viaggi in più al giorno nel 2019 (+9,7% rispetto al 2018), per un totale di oltre 3 milioni di spostamenti quotidiani nelle sette città in cui la metro è presente, specie a Milano, Catania e Brescia, e con numeri positivi anche sulla rete di metropolitane di Roma, in particolare grazie al collegamento tra metro A e C.

Ma la crescita complessiva dei passeggeri nel trasporto ferroviario regionale nasconde differenze rilevanti tra le diverse aree del Paese e tra i gestori del servizio: se in alcune Regioni, infatti, il numero degli spostamenti in treno è quasi raddoppiato tra il 2011 e il 2019, addirittura triplicato in Trentino Alto Adige, in altre si è assistito a un calo anche importante, tra esse Campania (-44%), Molise (-11%), Abruzzo (-19%), Calabria (-25%) e Basilicata (-35%). Purtroppo, su alcune linee la situazione è stata quanto mai difficile, di sovraffollamento e disagio per i pendolari. Sulle linee Cumana, Circumflegrea e Circumvesuviana di Napoli, sulla Roma Nord e la Roma-Lido di Ostia la situazione non è di certo migliorata quest’anno, malgrado la riduzione dei passeggeri. Su queste linee la situazione era già drammatica per treni vecchi, stazioni in condizioni di degrado e la riduzione del servizio. Forti sono state le proteste in questi mesi per gli assembramenti dovuti a soppressioni di corse e alla mancanza di controlli, per l’impossibilità di mantenere i distanziamenti indispensabili a evitare i contagi.

Negli ultimi due anni (2019-2020) in Italia non è stato inaugurato nemmeno un chilometro di linee metropolitane. È aumentato purtroppo il distacco tra le città italiane e quelle europee, proprio dove più rilevanti sono i ritardi: la dotazione di metro, tram, ferrovie urbane per i pendolari. Dal 2002 al 2018, i finanziamenti statali hanno premiato per il 60% gli investimenti in strade e autostrade, mentre tra 2010 e 2018 sono stati realizzati 298 km di autostrade e 2.479 km di strade nazionali, a fronte di appena 91,1 km di metropolitane e di 58,4 km di linee del tram.

L’altro grande ritardo infrastrutturale è quello che interessa le regioni del Sud e l’integrazione delle diverse modalità di trasporto (aeroporti, porti, stazioni, interporti). Al Meridione troviamo meno treni in circolazione e più lenti, nonché il maggior numero di linee a binario unico e non elettrificate. Complessivamente, è bene ricordarlo, in Italia su 19.353 km di linee ferroviarie è a binario unico il 56,3%.

Le buone notizie vengono dal rinnovo del parco treni circolanti, sono infatti 757 i nuovi treni immessi sulla rete, da Trenitalia e dagli altri concessionari, e sono 704 quelli programmati nei prossimi anni. Inoltre, sono tante le aree urbane dove cresce il numero di persone su treni, metro e tram. A confermare che ovunque si investe in qualità e nuovi treni, le persone sono ben contente di prendere il trasporto pubblico.

Al centro del Recovery Plan, vanno messe scelte di mobilità al 2030 capaci di accelerare la decarbonizzazione e migliorare l’accessibilità. In tal senso, un ruolo di primo piano devono giocare le aree urbane dove avvengono oltre due terzi degli spostamenti delle persone e l’obiettivo deve essere di incrementare il numero di viaggi al giorno su treni regionali e metropolitane, passando dagli attuali 6 milioni a 10 milioni entro il decennio.

La mobilità si può cambiare con investimenti e riforme (si veda il Recovery Plan), fondamentali per accelerare la decarbonizzazione, ecco quelle prioritarie:

1. Il potenziamento dell’offerta di servizio, con il recupero dei tagli alle risorse per il servizio regionale e urbano. In particolare, i finanziamenti statali per il servizio ferroviario regionale sono diminuiti del 21,5% tra il 2009 e il 2019, mentre i passeggeri crescevano di oltre l’8%. Dal 2009 al 2020 per i trasporti su gomma e su ferro si è passati da 6,2 miliardi di euro di risorse disponibili a meno di 4,9 miliardi. La responsabilità delle differenze tra le diverse parti del Paese investe però anche le Regioni, cui da 15 anni sono state trasferite risorse e poteri sul servizio ferroviario locale: nell’ultimo bilancio, solo la Provincia Autonoma di Bolzano, la Lombardia e la Valle d’Aosta hanno stanziato più dell’1% per i pendolari. Da sottolineare anche i risultati positivi raggiunti in Emilia-Romagna e un incremento degli investimenti in Puglia in Sicilia. Ma in ben otto regioni nessuna risorsa aggiuntiva è stata spesa o non ha raggiunto lo 0,1% del bilancio. Nel Recovery Plan il tema del finanziamento del servizio di trasporto ferroviario e locale deve essere affrontato con una riforma che garantisca investimenti capaci di aumentare l’offerta di treni e autobus, con ricadute positive anche a livello occupazionale.

2. La revisione del contratto Intercity e il potenziamento dell’offerta di servizio al Sud. La riforma deve riguardare le risorse statali che garantiscono i treni nazionali non a mercato: l’attuale offerta di servizio è inferiore del 16,2% rispetto al 2010. La ragione per cui il treno viene utilizzato poco nelle linee “secondarie” è evidente, qualche esempio rende l’idea delle differenze tra tra Nord e Sud: le corse dei treni regionali in tutta la Sicilia sono, ogni giorno, 493 contro le 2.300 della Lombardia, una differenza di 4,6 volte, sebbene la Lombardia conti “solo” il doppio degli abitanti della Sicilia. Le corse giornaliere in Provincia di Bolzano sono 277, quasi quante quelle della Sardegna (294) dove però gli abitanti sono oltre il triplo. Infine in Calabria sono 345 le corse giornaliere, meno delle 359 in Liguria, dove popolazione ed estensione territoriale sono inferiori. Per cambiare la situazione è fondamentale mettere a gara il potenziamento dell’offerta di servizio, con almeno un treno ogni ora lungo alcune direttrici prioritarie e nuovo materiale rotabile, lungo la Napoli-Reggio Calabria, Taranto-Reggio Calabria, Salerno-Taranto, Napoli-Bari, Palermo-Messina-Catania, e un attento coordinamento delle coincidenze con treni regionali e TPL, per cittadini e turisti a muoversi tra le città del Mezzogiorno.

3. Una riforma del Ministero dei Trasporti per accelerare la rivoluzione della mobilità sostenibile nelle città. Il Ministero deve presentare un piano nazionale per la mobilità sostenibile urbana, con il quadro degli interventi che si realizzeranno per le infrastrutture su ferro, ma anche ciclabili e per la revisione del codice della strada in modo da favorire gli spostamenti in bici e a piedi. Un campo d’innovazione che necessità di un ruolo altrettanto innovativo dello Stato è quello della transizione digitale nella mobilità e per l’accelerazione nella elettrificazione del Tpl, con nuove e più ambiziose politiche e investimenti, per azzerare inquinamento e emissioni in ambito urbano.

Fonte: Pendolaria