Rapporto Mobilità: ripartono i consumi di trasporto, ma cala l’offerta TPL

30 Maggio 2014

L’undicesimo Rapporto sulla Mobilità di ISFORT, ASSTRA, ANAV e HERMES, presentato il 28 maggio a Roma, fotografa, da un lato, la crisi del trasporto pubblico locale e lancia, dall’altro, l’allarme sulle tendenze profonde della mobilità in Italia: è fondato il rischio – rileva la ricerca – che, se l’Italia riesce ad uscire dalla recessione economica e a intercettare la ripresa, a beneficiarne sia e sempre e solo il mezzo privato. I dati del Rapporto indicano l’inversione di tendenza dal lato della domanda nel 2013 che, probabilmente, è destinata a consolidarsi nel 2014: rispetto al 2012, gli spostamenti totali nel giorno feriale sono aumentati del 2,8 per cento, risalendo da meno di 90 milioni ad oltre 100 (100,2). Anche se c’è la ripresa, siamo comunque molto lontani dai vertici raggiunti nel 2008 (128,1 milioni): la crisi, insomma, fa sentire i suoi effetti, come dimostra anche il dato che misura le motivazioni di chi effettua gli spostamenti. Nel 2008, i viaggi dedicati al tempo libero rappresentavano il 32,7 per cento degli spostamenti totali; nel 2013, sono stati oltre dieci milioni in meno, pari a un valore percentuale del 23,9. La ricerca spiega che sono aumentati, in sostanza, gli spostamenti per necessità, quelli legati al trasferimento di fasce sempre più ampie di popolazione fuori dal perimetro cittadino (la lunghezza media degli spostamenti continua ad aumentare, passando da 12,2 chilometri del 2008 ai 13,8 del 2013) e in aree semmai poco o mal servite dal trasporto pubblico. Il numero degli spostamenti diminuisce anche nell’ambito delle città, ma questo fenomeno è legato all’andamento dal lato dell’offerta: i tagli alle risorse del trasporto pubblico locale in questi ultimi anni hanno determinato un’inevitabile diminuzione di servizi che hanno determinato a loro volta un’inevitabile diminuzione del numero dei passeggeri; tiene un po’ meglio (anche se è sempre in diminuzione) il numero dei passeggeri trasportati in ambito extraurbano, ma poiché diminuisce in misura maggiore il numero delle vetture e dei chilometri percorsi vuol dire che gli utenti hanno viaggiato in mezzi più affollati  e meno frequenti e diffusi. Il Rapporto indica però anche “piccole, positive inversioni di tendenza”: dopo sette anni, scende leggermente l’età media degli autobus. Si tratta sempre di dati molto superiori alla media europea, ma la tendenza finora era stata di un progressivo invecchiamento del parco mezzi: nel 2013, la tendenza si inverte e si passa da una media di 11,82 anni del 2012 agli 11,26 del 2013. Altro segnale positivo è che meno aziende di trasporto pubblico locale  hanno chiuso i bilanci in rosso (37 per cento nel 2012, contro il 41 del 2011). Migliora anche (sempre con variazioni percentuali minime) il rapporto tra i ricavi da traffico e i costi operativi, che una legge in gran parte disapplicata vorrebbe che si attestasse al 35 per cento; la media nazionale nel 2012 presenta un rapporto ricavi/costi pari al 30,2 per cento (era il 29,9 nel 2011), ma la statistica segue la legge del pollo di Trilussa: in gran parte delle Regioni del Centro-Nord (in testa Lombardia ed Emilia Romagna), la percentuale dei ricavi risulta anche superiore al 35 per centro, mentre nelle regioni meridionali il rapporto è nettamente inferiore. L’ultimo segnale positivo è la tendenza a ridursi anche del parco autovetture a disposizione degli italiani, ma il dato è quasi un boomerang considerato che l’Italia è uno dei paesi con il maggior numero dei veicoli per abitante: la crisi induce gli italiani a cambiare meno auto, mantenendo su strada i veicoli più inquinanti e dannosi.

Il rapporto è disponibile nell’area riservata del sito TTS Italia, alla sezione “Libreria-Europe”.

Fonte: ASSTRA